Nutrizione

In una bella confezione. Guida per consumatori e produttori di prodotti industriali

“Sono sempre di corsa a causa del lavoro, non ho mai abbastanza tempo per me e per la mia famiglia, vorrei far presto a cucinare, ma anche mangiare qualcosa di gustoso e gratificante e godermi un buon bicchiere di vino la sera. Voglio prendere dei prodotti per la colazione, il pranzo e la cena per me e la mia famiglia (io, mio marito – o mia moglie –  e i miei figli). Non ho molta fantasia, non ho voglia di pensare anche alla mia alimentazione, oltre ai tanti problemi che ho nella mia vita, così mi affido a una gamma di alimenti che l’industria alimentare mette a mia disposizione. Cosa mi offrono gli scaffali del mio amato supermercato?



Vedo tanti prodotti in confezioni accattivanti – sono carini, non mi importa che siano il risultato di sofisticate strategie di marketing – e mi soffermo sul packaging di alimenti come ortaggi, frutta e carne. La frutta è già a mia disposizione, la mangerei ancor prima di comprarla, sbucciata e confezionata nel suo bell’imballaggio di plastica. E poi vorrei anche della carne già tagliata e preparata in vaschette di plastica e pellicola protettiva. Devo solo cuocerla. O forse è meglio comprare un po’ di affettati, così non devo neanche accendere i fornelli? Poi la cucina si sporca, devo pulirla, l’odore della carne in tutta la casa…. No, per carità! 

Poi, vediamo: pane, biscotti, cracker, formaggi, affettati, carne in scatola – non si sa mai: potrebbe esserci un incidente nucleare o un terremoto e non arrivano più i prodotti alimentari -, sughi pronti – per lo stesso motivo di cui sopra -, brodo vegetale già pronto nel tetrapak, prodotti della quinta gamma – una zuppa pronta da riscaldare – bevande zuccherate varie – la vita è già così amara!-, vino e birra,  alimenti per l’infanzia (quindi, in teoria, sicuri e provenienti da una filiera super controllata)….

Penso che ci sia tutto! Vado a pagare così ho risolto il problema del cibo e non devo più fare la spesa per tutta la settimana. Lo so che ho il supermercato sotto casa, ma non posso mica passare la vita là dentro. 

Però ultimamente mi hanno detto che se mangio senza glutine e senza lattosio e se compro prodotti biologici è meglio: bisogna voler bene a se stessi e all’ambiente! 

Allora, all’ultimo momento, aggiungo: alimenti senza glutine,  prodotti senza olio di palma, un po’ di legumi in scatola, bevande sostitutive del latte di origine animale (bio), yogurt bio senza lattosio, pasta integrale bio, zuppa di farro, pasta di grani antichi e bio, biscotti di farro bio. 

Adesso sì che posso andare alla cassa. Pago, ringrazio e me ne vado!

Un po’ mi dispiace intervenire in questo mondo idilliaco e fare la solita nutrizionista antipatica che ha sempre qualcosa da ridire. Tuttavia questo è il mio lavoro e sono sicura che la signora qui descritta – o il signore – , voglia essere messa a conoscenza del fatto che, mentre faceva la sua spesa, ha trascurato di vedere qualche ingrediente sapientemente occultato o dichiarato timidamente in etichetta dal produttore:  derivati del frumento (magari con contaminazione di micotossine cancerogene o eccessivo contenuto di glutine), glutine di frumento (anche bio, tanto sempre glutine è…), amido di riso e mais (che alzano l’indice glicemico dell’alimento e vi espongono a rischio di sindrome metabolica), zucchero (anche di canna), sciroppi di glucosio e fruttosio (che distruggeranno il vostro fegato, i vostri reni e il vostro pancreas), sale nascosto (con rischio di cancro allo stomaco e all’esofago e rischi cardiovascolari annessi), latte in polvere o lattosio (con tutti gli effetti proinfiammatori vari e le disfunzioni ormonali derivanti), nitrati e nitriti (che si trasformano in nitrosammine, che tanto piacciono ai tumori allo stomaco e all’esofago e che provocano mutazioni al DNA), anidride solforosa (nella frutta essiccata, nella birra, nel vino, nei frutti di mare, ecc.), solfiti e metasolfiti (sperando che, nei vini, non ve ne siano anche di aggiunti), edulcoranti, conservanti e preservanti, antiossidanti, coloranti, esaltatori di sapidità, addensanti, gelificanti, stabilizzanti, lucidanti (leviganti), aromatizzanti, additivi illegali vari ed eventuali…. Tutti ingredienti che possono avere come effetti indesiderati mal di testa, allergie, sensibilizzazioni, intolleranze, reflussi, infiammazioni della mucosa gastrica e dell’epitelio intestinale. Non voglio parlarvi dei residui di insetticidi, diserbanti, ormoni usati in zootecnia, fitofarmaci e antibiotici, per non terrorizzarvi, ma sappiate che esistono e ci sono.

Inoltre, non solo è importante considerare gli ingredienti aggiunti e rintracciabili in etichetta (magari occultati sotto indicazioni generiche, come “aromatizzanti”, “edulcoranti”, “oli vegetali”, “mono e digliceridi di acidi grassi”, maltodestrine, amidi), ma è fondamentale anche pensare a cosa accade, in cottura, a questi ingredienti. Se siete “fortunati”, vi siete guadagnati, in questo modo, anche la vostra dose di cancerogeni genotossici derivanti da idrocarburi policiclici aromatici, acrilammide, ammine eterocicliche e acidi grassi idrogenati. Buon divertimento! E meno male che non volevate altri problemi, ma solo comprare qualcosa che vi consentisse di mangiare bene senza impiegare troppo tempo.

Tuttavia non sempre gli additivi alimentari si rivelano pericolosi per la salute: ci sono quelli innocui e quelli tossici. Sorbati, acido lattico e acetati, oppure lecitina di sodio, tocoferolo, acido ascorbico, lattati o citrati sono più o meno innocui, se consumati in dosi minime, ma acido solforico, idrossido di potassio, edta, sali di acido malico, anidride solforosa, bisolfiti, bifenili, gommalacca, acido formico, glutammato – che provoca ipertensione, asma, colesterolemia, nonostante qualche tizio su Youtube voglia convincervi che sia l’ingrediente più naturale del mondo perché gli asiatici lo consumano da secoli. Poi andate a vedere i tassi di incidenza di tumori allo stomaco e di ictus nei giapponesi e nei cinesi e iniziate a farvi qualche domandina….-, inosinati, carragenine, xantani e polifosfati possono dare gravi problemi alle mucose gastriche, trigliceridi alti e iperuricemia, se consumati abitualmente. Ci sono anche gli additivi illegali, come l’olio di colza, il metanolo, la melamina, il cafodos, che non sono consentiti nell’Unione europea, ma se vi trovate in casa prodotti importati da paesi extraeuropei o dal mercato clandestino saranno certamente presenti nei vostri piatti. Si ricorda ancora una contaminazione da melamina nel 2008 nel latte in polvere e in altri alimenti per lattanti.

Infine i coloranti: per quelli artificiali, con essi sono state evidenziate relazioni causali che vanno dalle allergie, a congestione dei seni paranasali e all’iperattività infantile. Questo vale anche per molti aromi artificiali, contenuti ad esempio in dolci, bibite frizzanti e biscotti, per recuperare o migliorare il gusto del cibo trasformato.

Un’analisi a parte va dedicata ai prodotti senza glutine, ma anche a quelli  bio o salutistici. In molte di queste preparazioni trionfano maltodestrine, sciroppo di riso, amido modificato di tapioca, amido modificato di mais che creano fermentazione e formazione di gas intestinali, alzano la glicemia e sono ad alto contenuto calorico. Come additivi alimentari, gli amidi modificati sono contrassegnati dalle sigle: E1404 – E1410 – E1412 – E1413 – E1414 – E1420 – E1422 – E1440 – E1450 – E1451 – E1452. Escludeteli dalla vostra alimentazione se non volete grossi problemi di salute.

In sintesi, meglio mangiare una bella farinata di ceci o un croccante alle mandorle o ai semi di sesamo (senza troppo zucchero o miele), da preparare comodamente anche a casa. Bisogna sempre preferire gli alimenti non trasformati, partendo dagli ingredienti di base per una preparazione casalinga dei nostri cibi. L’industria alimentare, per aumentare i propri guadagni, ha iniziato a utilizzare, dagli Anni Ottanta in poi, quantità eccessive di zuccheri, amidi, sale, grassi di scarsa qualità, a discapito delle proteine, per rendere i prodotti più invitanti e soprattutto per creare, nel gusto dei consumatori, un’assuefazione ai sapori forti, al dolce, al salato, alle pietanze molto gustose. Questo processo innesca, nei nostri circuiti neuronali, dei meccanismi simili a quelli che caratterizzano la dipendenza da sostanze stupefacenti. Gli effetti del cibo scadente non sono immediati come quelli delle droghe, ma voglio rassicurarvi: vi possono distruggere ugualmente, ma lentamente, in modo da non farvi acquisire consapevolezza di cosa vi stia succedendo.

Mi soffermo su un ultimo aspetto: il packaging dei prodotti. È vero: sono bellissimi e invitanti. Plastificati, perfetti, così freschi, sotto quelle pellicole di PVC, PET e altri polimeri artificiali. Però voi eravate quelli che facevano lo sciopero insieme agli ambientalisti per ridurre il consumo di plastica. Inoltre le plastiche, a contatto con gli alimenti, rilasciano sostanze tossiche che vi ritroverete nello stomaco, nell’intestino e nei vostri tessuti adiposi. E sicuramente non ne avete bisogno, visto che già ingerite composti tossici in molti alimenti, come abbiamo avuto modo di chiarire prima.

Tuttavia esistono metodi di confezionamento dei prodotti più intelligenti e rispettosi del consumatore (e della sua salute). L’active packaging ha, per esempio, un ruolo “attivo” nella conservazione dell’alimento, rilasciando in esso sostanze con azione stabilizzante come antiossidanti, conservanti, anidride carbonica o etanolo, oppure “catturando” sostanze indesiderate quali ossigeno, umidità o etilene (che fa maturare prima i frutti). Esistono confezioni in grado di fornire indicazioni sulle condizioni di conservazione o sulla qualità dell’alimento contenuto, reagendo alla temperatura e rilevando calore e umidità. In questo modo, il cibo è più sicuro, si riduce la necessità di introdurre negli alimenti conservanti e altri additivi artificiali e addirittura si potrebbe migliorare la qualità del prodotto, mediante materiali che rilasciano  olii essenziali con azione antiossidante e antibatterica quali timo, rosmarino, origano, o sostanze naturali con proprietà antiossidanti e antibatteriche, vitamine, probiotici e nutraceutici, allo scopo di arricchire un alimento dal punto di vista sia nutrizionale che funzionale.

Un gruppo di ricercatori dell’italianissima Università di Parma ha ideato dei materiali per il packaging completamente biodegradabili e addirittura edibili, che rilasciano anche sostanze benefiche negli alimenti. Dobbiamo proprio aspettare che queste tecnologie siano comprate da qualche azienda estera? Incentivare questo tipo di ricerche con fondi pubblici e promuovere l’impiego di questi materiali per il confezionamento, e di ingredienti più naturali e meno dannosi negli alimenti, dovrebbe essere un dovere dello Stato. Anche i prodotti industriali, se preparati con additivi innocui, di tanto in tanto,  possono essere consumati per risparmiare tempo. Se vi fossero una maggiore informazione e rispetto nei riguardi del consumatore, le tabelle degli additivi pericolosi dovrebbero essere esposte nei negozi e nei supermercati e le aziende produttrici non dovrebbero nascondere i composti a rischio tra gli ingredienti dichiarati in etichetta. Occorre, in altre parole, informare ed educare il consumatore, in modo tale che lui, con le sue scelte, indirizzi ed educhi a sua volta anche i produttori a offrire prodotti migliori. Si potrebbe generare, a questo punto, una competizione tra gli stessi produttori per offrire al mercato alimenti convenienti anche dal punto di vista della salute, oltre che del portafogli. Incentivi da parte dello Stato e sgravi fiscali per chi entra in quest’ottica di produzione aiuterebbero molto questo processo. In questo modo i prezzi degli alimenti industriali più salutari non sarebbero proibitivi, neanche per le fasce della popolazione meno benestanti. Sarebbe meraviglioso se questa rivoluzione alimentare partisse proprio dall’Italia, nota a tutto il mondo per la sua ricchezza di prodotti alimentari e tipicità gastronomiche.

In conclusione, tra industria e buona alimentazione un equilibrio è possibile, ma è necessario rispetto reciproco e volontà di agire anche per migliorare le condizioni di vita di tutti. In fondo, se si migliora la salute della popolazione si spende di meno per l’assistenza sanitaria. Inoltre, gli individui più sani sono più produttivi e pesano di meno sulle casse dello Stato, anche volendo limitare il discorso a una prospettiva esclusivamente economica del funzionamento di una Nazione. Le scelte individuali sono importanti, soprattutto quando si acquisisce consapevolezza del proprio avvenire. Anche in questo modo si fa politica. Solo con le scelte consapevoli si può decidere del proprio futuro e imprimere una direzione al corso degli eventi. Tutti noi possiamo farlo, ma ci vuole coraggio.

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